La grande circolazione dell’atmosfera si basa sul trasporto di masse d’aria calda dall’equatore verso i poli e viceversa, con l’obiettivo di mantenere costante il divario termico tra le differenti aree geografiche, destinato altrimenti a salire inesorabilmente a causa delle differenze radiative. Questi movimenti d’aria su vasta scala si realizzano tramite le “celle convettive”. Nelle celle convettive l’aria calda sale verso l’alto mentre l’aria fredda scende verso il basso dando vita ad un moto di natura circolatoria. Ogni emisfero è interessato da tre grandi celle convettive. Tra queste celle la più grande è la “cella di Hadley” nella quale aria calda in prossimità dell’equatore sale verso l’alto, dando vita a imponenti ammassi nuvolosi (piogge equatoriali), mentre aria meno calda scende alle latitudini tropicali verso il basso, comprimendosi e dando vita alle alte pressioni sub-tropicali (anticiclone delle Azzorre e della California). La continua risalita di aria calda lungo l’equatore viene alimentata da venti al suolo convergenti, provenienti da nord-est nell’emisfero nord e da sud-est nell’ emisfero sud. Si tratta di venti assai noti fin dall’antichità e di capitale importanza nella navigazione: gli Alisei.
La fascia circolare in cui gli alisei dell’emisfero nord e dell’emisfero sud si incontrano costituisce esattamente l’inizio della risalita di aria calda della cella di Hadley. In qualche modo questa “fascia”, che tende a muoversi intorno all’equatore geografico (a nord o a sud di esso in base alla stagione), può essere considerata come l’”equatore meteorologico”, ovvero la separazione tra la circolazione atmosferica boreale ed australe. Il suo nome è ITCZ (inter-tropical-convergency-zone) e la sua collocazione assume grande importanza nelle vicissitudini meteorologiche del semestre caldo. Vediamo perché.
Come abbiamo anticipato, la cella di Hadley nel nostro emisfero si estende dall’equatore (in cui confina con la cella di Hadley dell’emisfero sud) fino alle latitudini tropicali in prossimità delle quali le correnti tendono ad essere discendenti ed a generare i grandi anticicloni. Non è un caso che i più vasti deserti della terra siano collocati sui continenti immediatamente prospicienti a questi grandi anticicloni permanenti (ad esempio, il Sahara si trova sul continente Nord-Africano sotto la diretta influenza dell’Anticiclone delle Azzorre). La posizione degli anticicloni sub-tropicali -in particolar modo la loro latitudine- è di capitale importanza per le vicende meteorologiche del Mediterraneo. Una collocazione settentrionale favorirà periodi lunghi di bel tempo e caldo mentre una collocazione più meridionale sarà associata a fasi più variabili e piovose. Quindi è fondamentale capire se le alte pressioni hanno la tendenza a “sfogarsi verso nord” e per riuscirci è fondamentale conoscere il posizionamento della cella di Hadley, di cui le alte pressioni sub-tropicali sono una diretta conseguenza.
Conoscere quindi la collocazione dell’ITCZ è utile per valutare la probabilità di espansione degli anticicloni sub-tropicali verso nord. Un ITCZ più a nord del normale (rispetto alla media trentennale) nel comparto centro-occidentale africano è associato ad anticicloni in area mediterranea più intensi e duraturi della media. Viceversa una collocazione dell’ITCZ più a sud è associata a minore invadenza anticiclonica.
Tutto così facile? Magari. In realtà nelle previsioni bisogna tenere conto di una quantità notevole di fattori e l’ITCZ è solo uno tra i tanti. Importante, certo, ma non l’unico. Ad esempio, se la configurazione sinottica lo consente (per tutta una serie di altre ragioni) può succedere che un ITCZ basso favorisca affondi freddi in area iberica con conseguenti roventi risalite calde per l’Italia.