Revisiting the Last Ice Area projections from a high-resolution Global Earth System Model
https://www.nature.com/articles/s43247-025-02034-5.pdf
Introduzione e razionale scientifico
Il rapido declino del ghiaccio marino artico, guidato dall’aumento delle temperature globali, è uno degli indicatori più evidenti del cambiamento climatico antropogenico. Le proiezioni dei modelli climatici globali (GCM) suggeriscono che l’Oceano Artico potrebbe diventare stagionalmente privo di ghiaccio entro il 2040-2050, con la perdita della copertura estiva come evento emblematico del riscaldamento globale. In questo contesto, la Last Ice Area (LIA), una regione situata a nord della Groenlandia e dell’arcipelago artico canadese settentrionale, è stata identificata come l’ultima enclave dove il ghiaccio marino pluriennale potrebbe resistere più a lungo, grazie alla sua posizione favorevole e alla dinamica locale del ghiaccio. Tuttavia, le stime precedenti sulla longevità della LIA si basavano su GCM a bassa risoluzione spaziale, incapaci di rappresentare con precisione i processi fisici critici, come il trasporto del ghiaccio attraverso i passaggi stretti dell’arcipelago artico canadese (CAA) e dello stretto di Nares.
Lo studio condotto da Fol et al. si propone di colmare questa lacuna attraverso l’utilizzo di un modello di sistema terrestre globale ad alta risoluzione, il Community Earth System Model (CESM), per rivalutare le proiezioni della LIA sotto uno scenario di forzatura climatica estrema (RCP8.5). L’obiettivo è comprendere meglio la dinamica del ghiaccio marino in questa regione cruciale e valutare la sua resilienza al riscaldamento futuro.
Approccio metodologico
Gli autori hanno impiegato una configurazione del CESM con una risoluzione spaziale significativamente migliorata rispetto ai GCM tradizionali: circa 0.1° (equivalenti a 10 km) per le componenti oceaniche e di ghiaccio marino, rispetto alla tipica risoluzione di 1° (circa 100 km) dei modelli standard. Questa griglia raffinata permette di risolvere i dettagli topografici e dinamici dei canali del CAA e dello stretto di Nares, migliorando la rappresentazione dei flussi di ghiaccio e delle interazioni tra atmosfera, oceano e ghiaccio marino.
Le simulazioni sono state eseguite utilizzando lo scenario RCP8.5, che prevede un aumento del forcing radiativo di 8.5 W/m² entro il 2100, corrispondente a un futuro con elevate emissioni di gas serra e scarso controllo climatico. Questo scenario estremo è stato scelto per testare i limiti della resilienza della LIA, offrendo una prospettiva conservativa sulla sua vulnerabilità.
I parametri analizzati includono:
- Spessore del ghiaccio marino (in metri), come proxy della sua capacità di resistere alla fusione e alla frammentazione.
- Velocità di deriva (in m/s), indicativa della mobilità del ghiaccio sotto l’influenza di venti e correnti.
- Flusso di ghiaccio esportato (in km³/anno), calcolato attraverso i principali canali di uscita della LIA.
- Copertura di ghiaccio (in percentuale), che definisce la continuità spaziale e stagionale del ghiaccio marino.
Questi dati sono stati confrontati con le proiezioni dei modelli a bassa risoluzione per evidenziare discrepanze e affinare le stime sulla persistenza della LIA.
Risultati scientifici
1. Riduzione dello spessore e frammentazione del ghiaccio
Le simulazioni ad alta risoluzione indicano una marcata riduzione dello spessore del ghiaccio nella LIA nel corso del XXI secolo. Mentre i modelli a bassa risoluzione prevedevano che il ghiaccio pluriennale spesso (>2 m) potesse persistere fino al 2100, il CESM suggerisce che lo spessore medio potrebbe scendere sotto 1 metro entro il 2050-2070 sotto RCP8.5. Questo assottigliamento è attribuito all’aumento delle temperature superficiali dell’oceano e dell’atmosfera, amplificato dal feedback albedo: il ghiaccio più sottile riflette meno radiazione solare, accelerando il processo di fusione.
Contemporaneamente, il ghiaccio diventa più suscettibile alla frammentazione e al movimento. La velocità di deriva aumenta, specialmente durante i mesi estivi, a causa della diminuzione della coesione meccanica del ghiaccio e dell’intensificazione dei pattern di vento e delle correnti oceaniche, risultando in una copertura meno stabile e più dinamica.
2. Incremento del trasporto di ghiaccio verso sud
Un elemento chiave emerso dalle simulazioni è l’aumento significativo dell’esportazione di ghiaccio attraverso i canali del CAA e lo stretto di Nares. Nei modelli a bassa risoluzione, la rappresentazione approssimativa di questi passaggi stretti sottostimava il flusso di ghiaccio verso latitudini inferiori. Il CESM ad alta risoluzione mostra invece che, con il ghiaccio più sottile e mobile, il flusso di esportazione potrebbe superare i 1000 km³/anno entro la metà del secolo. Questo processo sottrae massa di ghiaccio alla LIA, riducendone la capacità di mantenere una copertura persistente.
3. Declino accelerato della LIA
Il risultato più critico dello studio è la proiezione che la LIA potrebbe cessare di esistere come area di ghiaccio marino persistente entro il 2050-2060, pochi anni dopo che l’Oceano Artico centrale diventa stagionalmente privo di ghiaccio (atteso intorno al 2040-2050 sotto RCP8.5). Questo declino è definito dalla caduta della concentrazione di ghiaccio al di sotto del 15% durante l’estate, un livello che segna la perdita di funzionalità ecologica e climatica della regione. Tale tempistica è notevolmente più precoce rispetto alle stime precedenti, che collocavano la scomparsa della LIA verso la fine del XXI secolo o oltre.
Discussione e implicazioni
Impatti sul sistema climatico
La perdita anticipata della LIA avrebbe ripercussioni significative sul bilancio energetico globale. Il ghiaccio marino contribuisce a mantenere basse le temperature artiche riflettendo la radiazione solare; la sua scomparsa intensificherebbe il riscaldamento regionale attraverso il feedback albedo, con effetti indiretti sul rilascio di metano dal permafrost e sulla stabilità della circolazione oceanica atlantica. Inoltre, l’aumento dell’esportazione di ghiaccio verso il Mare del Labrador e il Nord Atlantico potrebbe alterare le temperature superficiali marine, influenzando i pattern meteorologici in Nord America ed Europa occidentale.
Conseguenze ecologiche
Dal punto di vista ecologico, la LIA rappresenta un habitat essenziale per specie adattate al ghiaccio, tra cui orsi polari, foche e comunità di microorganismi marini. La riduzione dello spessore e della stabilità del ghiaccio comprometterebbe la disponibilità di piattaforme per la caccia e la riproduzione, portando a un potenziale collasso delle popolazioni locali. La transizione verso un ghiaccio stagionale e mobile accentuerebbe ulteriormente queste pressioni, riducendo la capacità della LIA di fungere da rifugio per la biodiversità artica.
Progressi rispetto ai modelli precedenti
Questo studio evidenzia i limiti dei GCM a bassa risoluzione nella modellazione delle dinamiche artiche, dimostrando che la risoluzione spaziale è cruciale per catturare i processi locali che governano la persistenza del ghiaccio marino. L’approccio ad alta risoluzione adottato da Fol et al. offre una visione più realistica della vulnerabilità della LIA, ponendo le basi per futuri miglioramenti nei modelli climatici.
Conclusioni e raccomandazioni
Il lavoro di Fol et al. ridefinisce le prospettive sulla Last Ice Area, mostrando che il suo declino potrebbe avvenire entro poche decadi sotto uno scenario di alte emissioni. La combinazione di assottigliamento del ghiaccio, aumento della deriva e esportazione massiva attraverso i canali artici suggerisce una resilienza inferiore rispetto a quanto stimato in precedenza, con una possibile scomparsa entro il 2050-2060.
Gli autori raccomandano ulteriori indagini per esplorare scenari di emissione più contenuti (es. RCP2.6 o RCP4.5) e per integrare dati osservativi, come misurazioni satellitari e in situ, nelle simulazioni numeriche. Inoltre, propongono misure di conservazione per mitigare gli impatti ecologici, come la protezione delle aree di transizione per le specie dipendenti dal ghiaccio.
In definitiva, questo studio sottolinea l’urgenza di interventi globali per ridurre le emissioni di gas serra e preservare la LIA, un elemento critico del sistema climatico e biologico dell’Artico, mettendo in luce il valore dei modelli ad alta risoluzione per affrontare le complessità del cambiamento climatico.
